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Verona, richieste unitarie per la non autosufficienza: “Eludere i problemi significa schiantarsi!”. Il silenzio di Ulss e Comune

Grande partecipazione al convegno sulla non autosufficienza organizzato unitariamente da Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil di Verona venerdì 24 maggio all’Hotel San Marco di via Longhena a Verona. In rappresentanza delle case di riposo pubbliche e private sono intervenute Manuela Tomasi, Presidente Conferenza Presidenti delle Ipab di Verona e Maria Mastella, consigliera di amministrazione Uripa – Unione regionale Istituti per Anziani della Regione Veneta. Ha declinato l’invito il Comune di Verona mentre chi doveva rappresentare l’Ulss 9 è stata trattenuta da un improvviso corso di formazione… Due assenze pesanti, che tuttavia non affievoliscono la determinazione delle organizzazioni sindacali di andare alla radice del problema.

“Oggi abbiamo dato voce a chi non ha voce: agli anziani non autosufficienti e alle loro famiglie che si trovano a sostenere, da soli, un welfare gratuito per le casse del pubblico. Un paradosso ingiusto e iniquo che scarica tutti i problemi sulla spalle delle famiglie” ha commentato il Segretario generale Spi Cgil Verona Adriano Filice nelle sue conclusioni. “Continueremo a lottare affinché la logica venga ribaltata: la non autosufficienza non è un problema individuale ma sociale, da affrontare con gli strumenti delle politiche pubbliche. Non voler vedere ed ammettere questa realtà equivale a lanciarsi contro ad un muro con la benda sugli occhi, dal momento che l’andamento demografico; il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione; l’accresciuto bisogno di cure e assistenza; l’aumento delle malattie neuro-degenerative sono processi ineludibili”.

Le poche azioni finora messe in campo dalle istituzioni sono largamente insufficienti, ha osservato Filice: “La Regione Veneto ha detto di aver messo sulle case di riposo 20 milioni di euro nell’ambito di un investimento pluriennale. Ma da dove ha preso quelle risorse? Dal fondo sanitario nazionale: le ha quindi semplicemente spostate, non sono risorse aggiuntive”. Altra questione: “la quota sanitaria di 52 euro uguale per tutti pagata dalla Regione per gli ospiti con impegnativa è di fatto un contributo al budget della casa di riposo, mentre noi chiediamo una differenziazione per patologia. Il contributo deve quindi essere riferito all’ospite-paziente, e va rapportato in base al suo grado di non autosufficienza. Chi ha più bisogno deve ricevere di più!”. Ne discende, tra l’altro, il bisogno di criteri di valutazione (schede Svama) omogenei.
Non da ultimo: “Va indagato e normato il confine tra case di riposo e piccoli ospedali che, ormai, con l’aumento dell’aspettativa di vita e la diffusione delle malattie neuro-degenerative diventa sempre più labile. A questo serve la riforma delle Ipab che la Regione Veneto non ha mai attuato!” ha sottolineato il Segretario.

“Dalla necessaria riforma deve inoltre uscire un ruolo dei cosiddetti Centri servizi in relazione al bisogno di assistenza domiciliare espresso dal territorio. Anche per questo motivo oggi dovevano essere presenti Ulss e Comune! Non possiamo lasciare sole le famiglie: servono più posti letto per i non autosufficienti gravi e più assistenza domiciliare per dare una risposta a coloro che non hanno un grado di non autosufficienza abbastanza grave da sperare di accedere in casa di riposo, ma fanno comunque domanda perché sul territorio mancano i servizi. Serve inoltre il riconoscimento e il sostegno del ruolo svolto dai famigliari che assistono gli anziani non autosufficienti. Bisogna rendersi conto che un anziano con Alzheimer cambia la vita a tutta la famiglia”.

“Come organizzazioni sindacali chiediamo di discutere di tutti questi temi ad un Tavolo Anziani, che chiediamo di istituire a livello comunale e provinciale – ha concluso Filice – e nell’ambito dell’Osservatorio delle Case di Riposo, che chiediamo al Comune di Verona, in qualità di capofila, di tornare finalmente a convocare!”.

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