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Cgil e Spi Veneto: sulle liste d’attesa c’è una discrepanza tra la realtà e quello che racconta la Regione

Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto: “La situazione vissuta dalle persone residenti in Veneto, rispetto alle liste d’attesa, non corrisponde alla narrazione a tratti trionfalistica della Regione Veneto. Purtroppo, riceviamo costantemente segnalazioni nelle sedi Cgil del territorio da persone che denunciano tempi non in linea con l’urgenza assegnata nelle impegnative e, ancora, appuntamenti che rimangono nel limbo del “ora non c’è posto, provi a richiamare”. Sicuramente non siamo allo stesso livello della situazione post covid, ma permane un grave ritardo nelle liste d’attesa, tanto che alcune persone, quelle che ne hanno la possibilità, si trovano costrette a optare per il privato a pagamento, soprattutto per quanto riguarda la diagnostica. Negare che l’alleggerimento delle liste d’attesa sia dovuto anche a questo, significa negare la realtà. Tra l’altro se abbiamo informazioni sullo stato delle liste d’attesa per quel che riguarda alcune prestazioni, sul fronte delle liste per gli interventi chirurgici non ci è dato sapere nulla, nonostante diverse sollecitazioni. Non si può tutelare la salute delle persone se si limita loro l’accesso alla prevenzione e alla cura, colpendo soprattutto le fasce economicamente deboli che non possono permettersi di rivolgersi al privato a pagamento”. 

Nicoletta Biancardi, Segretaria generale Spi Cgil Veneto: “Non sarà purtroppo il provvedimento del Governo appena approvato a risolvere la  questione, anche in Veneto, perché non sono state stanziate risorse aggiuntive. Anzi, si spostano ulteriormente risorse verso il privato. Anche in Veneto il problema  delle liste d’attesa permane: una prima risposta si sta dando  per le prestazioni in fascia B  a 10 giorni, ma su tutto il resto è difficile vedere una soluzione vicina se non si investono risorse aggiuntive, soprattutto in termini di assunzioni. Le liste di galleggiamento vengono ora chiamate di “pre-appuntamento”: un’operazione di maquillage ma che di fatto non cambia nulla. Da tempo i sindacati dei pensionati, unitariamente, stanno facendo una campagna informativa rispetto alle liste d’attesa, ovvero della possibilità di fare visite/esami in attività intramuraria autorizzate dalle Ulss, pagando il solo ticket, in caso di non rispetto dei tempi. Chiediamo alla Regione Veneto di intervenire in maniera strutturale e non solo emergenziale sulla questione”.

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