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Liste di attesa, medici base, non autosufficienza: lo Spi Cgil Verona incontra i quartieri

Ottima partecipazione all’incontro dello Spi Cgil al Centro Tommasoli di Verona, quartiere Borgo Venezia, durante il quale il Sindacato dei pensionati della Cgil ha interloquito con i cittadini sui nervi scoperti del sistema sanitario territoriale. “Oggi per ottenere la visita specialistica nei tempi prescritti abbiamo uno strumento di pressione rappresentato dal modulo da inviare al Direttore Generale dell’Ulss, ma non è da qui che vogliamo partire perché alla base dobbiamo cercare la volontà e la capacità di contrastare e invertire un processo che ha trasformato la sanità da un diritto collettivo ad un diritto individuale. Una riforma mai dichiarata in nessun programma elettorale eppure reale, presente. Ciò che serve a pensionati e lavoratori è un sistema sanitario pubblico in grado di rispondere con efficienza e tempestività ai bisogni delle persone, senza la necessità di inviare un modulo” ha messo subito in chiaro il Segretario Generale dello Spi Cgil Adriano Filice.

Un concetto richiamato anche nell’introduzione di Mario Micheletto, responsabile della Lega Spi Cgil di Verona Est: “Le conquiste sociali non sono mai per sempre. Oggi assistiamo ad un arretramento dei diritti che la Cgil cerca di arginare federando associazioni e pezzi della società civile attorno al dettato costituzionale nell’ambito del percorso chiamato La Via Maestra ma la mobilitazione non può prescindere dalla rivendicazione dei diritti collettivi da parte di pensionati e lavoratori insieme, perché lo svuotamento della sanità pubblica riguarda tutte le categorie e i cittadini di tutte le età”.

Da dove partire allora? Dai 37 miliardi di euro di finanziamenti persi dal sistema sanitario nazionale negli ultimi 10 anni. La spesa sanitaria italiana, sia procapite che in rapporto al Pil, è così bassa che bisognerebbe immettere 35 miliardi di euro, immediati, solo per raggiungere la media europeo e ben 80 miliardi di euro per raggiungere i livelli della Germania. “Sono celte politiche, collettive” ha sottolineato Filice, che poi ha passato ad illustrare i dati della carenze di personale a livello macro (siamo terzultimi in Europa) le mancanze del sistema sanitario veronese al quale mancano 213 medici di base e 114 guardie mediche. Una indagine dello Spi Cgil Veneto ha appurato che il 70% circa di chi chiama il Cup per prenotare una prima visita non riceve l’appuntamento che sarebbe dovuto per legge. “Non c’è posto, richiami. E intanto il rifiuto non viene registrato come mancata prestazione risultando ininfluente sulle performance aziendale che formalmente risultano al 100% soddisfatte” ha spiegato il Segretario.

Come se ne esce? Con l’invecchiamento della popolazione (gli over 65 enni passeranno dall’attuale 25% al 34% entro il 2050) e la riduzione dei componenti dei nuclei famigliari (da 2.32 membri medi attuali a 2.12) sarà ineludibile la necessità un potenziamento dei servizi di cura e assistenza. Occorre dunque, ha elencato Filice, investire risorse adeguate sulla sanità; togliere i tetti alle assunzioni di personale; aumentare il personale e i servizi di assistenza in relazione al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione.

I medici non fuggono dal pubblico verso il privato, o dall’Italia vero l’estero, solo per ragioni economche, ma anche per nelle attuali condizioni del sistema sanitario, dove la carenza di personale fa saltare turni e ferie, è diventata per molti impossibile la conciliane tra vita e lavoro e la qualità della vita si è ridotta ai minimi termini” ha appuntato Filice.
È necessaria una diversa organizzazione anche per i medici di famiglia, a partire dalla valorizzazione, a livello universitario della propria specializzazione (attualmente un corso regionale) e passando per un diverso inquadramento giuridico, superando il modello della convenzione per arrivare all’assunzione diretta dal parte del servizio sanitario pubblico. Nelle case di riposo occorre adeguare i posti letto e le impegnative, implementando un sistema integrato con la medicina territoriale e l’assistenza domiciliare in grado di prendere in carico le persone, nel quale l’istituzionalizzazione in casa di riposo sia una scelta meditata e consapevole e non l’ultima spiaggia delle famiglie abbandonate e stremate che non riescono più a provvedere ai bisogno dei propri anziani non autosufficienti.
La riforma in corso della sanità territoriale promossa con il Pnrr, ci prefigura un paradosso inaccettabile per il quale le strutture che si stanno realizzando, come case e ospedali della comunità, rischiano di rimanere vuote (o affidate a privati) perché Regione e Ulss non prevedono l’assunzione del personale necessario.
Sono tutte cose da cambiare, prima o contemporaneamente al modulo di sollecito per le visite specialistiche il quale, tra l’altro manca ancora di un dettaglio operativo importante, dal momento che il Cup non rilascia la ricevuta che attesta l’indisponibilità a fissare la visita nei tempi prescritti dal medico di base. Manca così la prova principale per effettuare il sollecito al direttore dell’Ulss. Anche di questo come Spi Cgil e Cgil chiederemo conto all’Ulss e alla Regione Veneto.

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