Filice, Spi Cgil Verona: “I problemi degli anziani riguardano tutta la società”
Verona, 11 luglio 2024. La nuova consulta del verde da poco attivata dal Comune di Verona rappresenta uno degli strumenti con cui una amministrazione comunale attesta la propria consapevolezza dell’urgenza di disciplinare e promuovere il verde urbano in linea con gli impegni nazionali ed europei per la transizione ecologica. Ma c’è un altro tipo di transizione, che quotidianamente è sotto i nostri occhi, e ben leggibile anche tra le righe del Pnrr, che invece sta passando quasi del tutto inosservata. Come Sindacato dei pensionati pensiamo infatti sia necessario, anzi indispensabile, istituire un tavolo progettuale per l’età anziana che includa l’amministrazione comunale e tutte le realtà associative interessate, nell’ambito del quale affrontare le enormi problematiche legate al profondo cambiamento demografico che sta già impattando sui nostri territori. Riteniamo infatti non più sostenibile continuare a relegare i bisogni della terza età alla sfera problemi individuali, perché tale atteggiamento fa ricadere l’intero lavoro di cura sulle spalle delle sole famiglie.
Per rendersene conto dovrebbe bastare un dato: l’indice di vecchiaia, ovvero l’indicatore che evidenzia il numero di persone anziane presenti sul territorio in rapporto ad una pari popolazione di 100 giovani con età inferiore ai 15 anni, a Verona è di 218, cioè sono presenti circa 21 anziani over 65 ogni 10 minori tra gli 0 e i 14 anni. Nel 2002 l’indice di vecchiaia era di 169,4. In proiezione il rapporto, già molto sbilanciato, tenderà ad aggravarsi ancora di più, considerato il cosiddetto inverno demografico, ovvero il dato di fatto che non si fanno più figli.
Le nostre città e paesi hanno preso forma nel secondo dopoguerra secondo un modello che metteva insieme crescita economica, baby boom, diffusione dei sistemi di trasporto privato e welfare state. Tutte cose scomparse dai nostri scenari. Oggi viviamo una crisi profonda della sanità, della casa, dell’assistenza domiciliare, dei servizi civici e di quelli alle persone. Gli spazi degli insediamenti non sono strutturati per una popolazione anziana e ultra anziana così consistente. Questo divario deve diventare oggetto di una attenta e riflessione e, immediatamente di seguito, tema di una completa ri-progettazione degli spazi e delle struttura urbane.
Si tratta, dunque, di ripensare l’organizzazione dello spazio sociale e dei relativi servizi – da quello abitativo privato, fino agli ambienti pubblici – in funzione di una parte specifica della popolazione che sarà quasi predominante. Non è un discorso egoistico ma una politica lungimirante perché, come sottolinea l’Oms: le città e le comunità a misura di anziano, “migliorano l’accesso ai servizi chiave e consentono alle persone di tutte le età di essere e fare ciò che apprezzano”. In altre parole, una città a misura di anziano o di bambino è una città pronta ad affrontare l’auspicabile ripresa demografica.
A nostro avviso dovrebbero essere otto gli ambiti di interesse di una Consulta degli Anziani: abitare, trasporti, spazio urbano, servizi sanitari e di comunità, informazione e comunicazione; partecipazione sociale; partecipazione civile e lavoro; inclusione sociale. Quando parliamo di una città a misura di anziani parliamo di servizi di prossimità, di riduzione dell’uso di mezzi a motore per la mobilità, e quindi anche il risveglio ecologico, oltre che di una maggiore socialità dei luoghi. Per questi motivi riteniamo che a Verona sia arrivato il tempo di una Consulta per gli anziani.
Adriano Filice, Segretario generale Spi Cgil Verona
