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Per i Comuni veneti la lotta all’evasione non è una priorità. Nel 2020 solo 18 amministrazioni (il 3% del totale) ha effettuato attività di accertamento fiscale e contributivo.

L’analisi dello Spi Cgil sui dati del Ministero dell’Interno

Recuperati poco meno di 227 mila euro, dieci volte in meno dell’Emilia-Romagna

Elena Di Gregorio: «altra occasione persa, con quei soldi si possono aiutare le persone più fragili, come gli anziani»

Venezia, 26 ottobre 2021– La pandemia ha fatto di certo la sua parte. Ma il disinteresse dei Comuni veneti nei confronti della lotta all’evasione è certificato anche dall’andamento degli anni pre-Covid. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno ed elaborati dal sindacato pensionati della Cgil del Veneto, nel 2020 solo 18 amministrazioni della nostra regione (su 563) hanno contribuito all’attività di accertamento fiscale e contributivo previsto da un decreto-legge del 2005. La norma prevede che i Comuni possano partecipare all’accertamento, individuando e segnalando attività in nero, opere abusive, evasione delle tasse locali, dichiarazioni dei redditi fasulle per accedere a benefici e agevolazioni e molto altro ancora. I soldi recuperati tramite questa attività restano al 100% nelle disponibilità dell’Ente e possono dunque essere utilizzati per potenziare i servizi alle persone anziane e più fragili.

Nel 2020 in Veneto sono stati recuperati poco meno di 227 mila euro. Una cifra superiore al 2019 (ma molto inferiore agli anni precedenti) ma ottenuta grazie alla buona volontà di soli 18 comuni (il 3,2% del totale), contro i 24 nel 2019, i 38 del 2018, i 45 del 2017 e i 53 del 2016. A livello nazionale la nostra regione incide solo per il 3,5% sul totale italiano (circa 6 milioni e mezzo gli euro ottenuti in tutto il Paese), una cifra che impallidisce di fronte ai 2 milioni e 700 mila euro dell’Emilia-Romagna o all’importo di circa 1 milione e 600 mila euro della Lombardia.

A livello provinciale, Vicenza fa meglio di tutti avendo recuperato 72.646 euro. Il territorio berico, però, registra anche un crollo dei Comuni attivi nella lotta all’evasione, passati dai 23 del 2016 ai 4 del 2020. Al secondo posto Verona (70.872 euro), poi Venezia (64.140 euro). Continuano a latitare le realtà del Bellunese, che ospita molti comuni di piccolissime dimensioni. Nel 2020, nessuna amministrazione ha svolto attività di accertamento. «Il sindacato dei pensionati – commenta Elena Di Gregorio segretaria generale dello Spi Cgil del Veneto – pone grande attenzione a questo tema, perché l’opportunità offerta dal decreto del 2005 è enorme. I cittadini e le amministrazioni possono partecipare attivamente alla lotta contro l’evasione fiscale e contributiva i cui proventi ora restano in capo al Comune stesso. Questo è molto importante visto che possono essere utilizzati per aiutare le persone in difficoltà, allargando, ad esempio, le fasce d’esenzione dell’addizionale Irpef, o prevedendo benefit, bonus, sconti, per gli anziani». In tale contesto, lo Spi proseguirà la sua “battaglia” nell’ambito della contrattazione sociale. “È in questa sede – concludono dal sindacato dei pensionati Cgil – che si possono invitare i sindaci a siglare i patti antievasione attraverso i quali si può procedere con gli accertamenti così come previsto dalla legge. In questo periodo si fa un gran parlare di legalità e di lotta all’evasione, quando però si tratta di fare qualcosa di concreto, i risultati sono deludenti, come dimostra il nostro studio».

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