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Sanità, un diritto negato anche a Verona

202 zone carenti a luglio e liste di attesa ancora impenetrabili

Verona, 30 luglio 2024. “Malgrado tutti gli annunci e le rassicurazioni, la carenza di medici e le lunghe liste di attesa restano tra i più insidiosi vulnus della nostra democrazia in quanto alimentano la sfiducia nelle istituzioni e approfondiscono il solco tra i cittadini che possono ricorrere a prestazioni di natura privatistica e quelli che invece, per mancanza di risorse economiche, come tanti anziani con la pensione minima, devono rassegnarsi a stare attaccati al telefono per giorni al fine di ottenere un appuntamento. Una situazione insostenibile che va affrontata!”. Così il segretario generale dello Spi Cgil Verona Adriano Filice, che descrive la condizione sul nostro territorio.

Come avevamo osservato lo scorso mese di giugno, il primo bando del 2024 di Azienda Zero (avviso del 9 aprile 2024) per il reclutamento di medici di base aveva riscosso adesioni in numero insufficiente (appena 17) a far calare significativamente il numero delle zone carenti. Con il secondo bando dell’anno (avviso del 19 giugno 2024) aperto ai medici di altre regioni e ai diplomati, Azienda Zero ha certificato che il numero di zone rimaste carenti sul territorio veronese si attesta a quota 202, appena undici in meno rispetto alle 213 dell’aprile scorso, quando avevano raggiunto un record inedito. Rimane intatta anche la carenza di ex guardie mediche: come ad aprile, anche a luglio nel veronese mancano all’appello 114 incarichi da 24 ore settimanali di ex Guardia Medica, il buco in assoluto più grande del Veneto dopo quello dell’Ulss 2 Marca trevigiana che conta 132 incarichi vacanti.

Torna in grave sofferenza il Distretto 1, che conta un totale di 26 zone carenti, concentrate nelle Circoscrizioni 1^, 2^ e 3^ del capoluogo (10 zone carenti) e nelle Circoscrizioni 6^ e 7^ che fanno ambito assieme ai comuni della cintura est: San Martino Buon Albergo e Lavagno. Resta gravissima la situazione nel Distretto 2 che conta la mancanza di 77 medici di base, di cui ben 43 tra Verona Sud e i Comuni della cintura Sud-Ovest come San Giovanni e Castel D’Azzano. Sono 41 le zone carenti nel Distretto 3 della Pianura veronese e ben 58 quelle nel Distretto 4, quest’ultime concentrate in particolare nella zona Lago (27 zone carenti); nel Villalfranchese (19) e nell’entroterra gardesano e la Valpolicella (12).

La Sanità deve essere un pilastro fondamentale di ogni società, perché chiamata a garantire a tutti i cittadini l’accesso a cure mediche tempestive e di qualità” sottolinea Adriano Filice Segretario generale Spi Cgil Verona. “L’odissea dei cittadini rispetto alla prenotazione delle visite, che stanno diventando un ostacolo insormontabile per molti, ci dice di un sistema burocratico e amministrativo che invece di favorire una fruizione rispettosa delle diritto sacrosanto alla salute, mette in seria difficoltà le persone che telefonano”.

Tra le cause del fenomeno Filice include “la mancanza di medici e infermieri – in parte derivante dai blocchi delle assunzioni nei decenni precedenti – che rende impossibile soddisfare la domanda crescente; il definanziamento del settore, che non permette di espandere i servizi o di migliorare le infrastrutture; la burocrazia e i processi amministrativi lenti e complessi, che spesso ritardano ulteriormente l’accesso alle cure”.

Le lunghe liste d’attesa hanno conseguenze dirette e indirette sulla vita dei cittadini: peggioramento delle condizioni di salute, rendendo le malattie più difficili da trattare“, continua il Segretario. “Gli interventi necessari e improcrastinabili riguardano gli investimenti nel personale, aumentando il numero di medici e infermieri; un massiccio finanziamento dei servizi; il miglioramento delle infrastrutture, investendo in nuove tecnologie e strutture per aumentare la capacità del sistema sanitario; lo snellimento della burocrazia, per riformare i processi amministrativi per renderli più efficienti e meno onerosi”.

Come sindacato abbiamo individuato un percorso per rivendicare il diritto alla prestazione inviando il modulo per l’attivazione della misura di tutela, ma chiediamo di più: l’Ulss dalla prima telefonata deve immediatamente dare l’appuntamento senza obbligare il cittadino a richiamare” conclude Filice.

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