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Referendum autonomia differenziata

Per un’Italia unita, libera, giusta. È partita la raccolta firme a sostegno del referendum abrogativo della legge 86/2024 sull’autonomia differenziata

L’Italia deve essere unita, libera e giusta. Firma contro l’Autonomia differenziata” è lo slogan della campagna di raccolta firme per il referendum abrogativo della legge 86/2024, cosiddetta “Legge Calderoli”, che definisce le procedure legislative e amministrative per l’applicazione dell’autonomia differenziata. Con l’entrata in vigore di tale legge, le Regioni italiane a statuto ordinario possono chiedere regole proprie su 23 materie, con il rischio che l’Italia si frantumi in tante piccole patrie, con divari territoriali e diseguaglianze sociali sempre maggiori.

Promotori della raccolta firme, Cgil, Uil e un vasto schieramento di associazioni, a partire da quelle che compongono ‘La via maestra’, forze sociali, politiche e della società civile. In ogni parte d’Italia si sono costituiti i comitati per iniziative volte a spiegare le nefaste conseguenze del provvedimento e raccogliere le firme per il referendum abrogativo.

Inoltre, è possibile firmare online tramite SPID o CIE sulla piattaforma messa a disposizione dal Ministero della Giustizia – sarà sufficiente effettuare l’accesso cliccando su “Accedi”, selezionare il quesito referendario e seguire la procedura guidata di sottoscrizione.

Perché abrogare la legge 86/2024

L’autonomia differenziata spacca l’Italia in tante piccole patrie, condannando il Paese all’irrilevanza politica ed economica, anche a livello europeo. E questo non è un problema solo del Mezzogiorno, ma anche del sistema produttivo del centro-nord.

Mette in discussione il contratto collettivo nazionale, che rappresenta un pilastro dell’unità e della coesione del Paese, per rispolverare le gabbie salariali che determinerebbero un ulteriore impoverimento dei salari.

Regionalizza e frammenta la legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, alimentando una competizione territoriale al ribasso sulla pelle di lavoratrici e lavoratori.

Regionalizzando la scuola, infligge un colpo mortale alla stessa identità culturale dell’Italia. Difendiamo il diritto di studentesse e studenti a una scuola pubblica, nazionale, aperta al mondo.

Compromette definitivamente il Servizio Sanitario Nazionale: il diritto alla salute sarà riservato a chi potrà permetterselo, e le Regioni saranno ancor più libere di accelerare il processo di privatizzazione in atto.

Lasciando il “residuo fiscale” alle Regioni più ricche, priva il welfare pubblico e universalistico di risorse fondamentali per garantire i diritti sociali a tutte le cittadine e i cittadini.

Sottrae totalmente allo Stato la competenza su materie strategiche: politiche energetiche; reti e infrastrutture; telecomunicazioni; porti e aeroporti; trasporti; ricerca scientifica; ambiente; cultura; rapporti con l’Ue; commercio con l’estero; protezione civile; previdenza complementare e integrativa; etc., pregiudicando le prospettive dell’intero sistema economico nazionale.

Rendendo impossibile un efficace contrasto al cambiamento climatico e la conversione ecologica del nostro sistema produttivo.

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